La guerra e il vino: il destino dei vigneti nella Prima Guerra Mondiale

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Quando pensiamo alla Prima Guerra Mondiale, immaginiamo le trincee, i bombardamenti e la devastazione. Ma c’è un aspetto poco conosciuto del conflitto: l’impatto della guerra sulla viticoltura e sulla produzione di vino nella Prima Guerra Mondiale.

Dai vigneti francesi in cui si produceva lo Champagne devastati dai bombardamenti fino al consumo del vino da parte dei soldati al fronte, la Grande Guerra ebbe un effetto profondo sul mondo del vino, influenzando produzione, commercio e consumo.

I vigneti in prima linea: la distruzione della Champagne e del Carso

Molte delle regioni vinicole più importanti d’Europa si trovarono in mezzo ai combattimenti.

Francia – La Champagne sotto le bombe

  • Le celebri vigne di Reims e Épernay furono travolte dagli scontri tra francesi e tedeschi.
  • Le cantine sotterranee delle maison di Champagne divennero rifugi per civili e soldati.
  • Nonostante i bombardamenti, la produzione di vino continuò, anche in condizioni disperate.

Italia – Il Carso e il Collio

  • Sul fronte italo-austriaco, i vigneti del Carso furono distrutti dagli scontri tra italiani e austro-ungarici.
  • In Friuli e Veneto, molti contadini-soldati abbandonarono i campi, lasciando i vigneti incolti per anni.

Germania e Austria – Il blocco commerciale

  • Le esportazioni di vino tedesco e austriaco (come il Riesling) crollarono a causa del blocco commerciale.
  • Le cantine furono riconvertite in depositi militari, interrompendo la produzione.

Il vino nelle trincee: conforto e razionamento

Il vino era considerato essenziale per il morale dei soldati e venne incluso nelle razioni quotidiane.

L’esercito francese e il “Pinard”

  • Il Pinard, un vino rosso economico, fu distribuito ai soldati francesi per alleviare la fatica e il trauma della guerra.
  • Ogni soldato riceveva mezzo litro di vino al giorno.
  • Molti veterani tornarono dipendenti dal vino, portando a un aumento del consumo post-bellico.

Italia: il “rancio del soldato” e il vino

  • Il vino era una parte fondamentale della dieta militare italiana, insieme a pane e carne in scatola.
  • Era visto come un tonico per il corpo e per il morale, specialmente nelle condizioni estreme delle trincee alpine.

Spionaggio e sabotaggi: il vino come arma segreta

Durante la guerra, il vino fu anche utilizzato per operazioni clandestine.

Bottiglie di vino usate per nascondere messaggi segreti

  • Alcuni agenti dei servizi segreti francesi e italiani usavano bottiglie di vino per trasportare microfilm e ordini militari.
  • In alcune cantine occupate dai tedeschi, i viticoltori francesi avvelenarono intere partite di vino per indebolire il nemico.

Il dopoguerra: la rinascita dei vigneti distrutti

Dopo il 1918, molte delle regioni vinicole devastate dovettero ricostruire da zero.

La Champagne risorge

  • Con l’aiuto dei viticoltori superstiti, la produzione riprese negli anni ‘20.
  • Alcune delle migliori annate dello Champagne moderno sono frutto della resistenza e del sacrificio dei produttori dell’epoca.

Il vino italiano dopo la guerra

  • Dopo Caporetto, molti vigneti del Veneto e del Friuli furono recuperati dai contadini tornati dal fronte.
  • La guerra spinse alla modernizzazione della viticoltura, con nuove tecniche per aumentare la produzione.

Il vino come testimone della storia

La Prima Guerra Mondiale cambiò per sempre il mondo del vino. Distrusse intere coltivazioni, ma rese anche il vino un simbolo di resilienza.

Dai soldati che bevevano per farsi forza ai vigneti che risorsero dalle macerie, il vino è stato testimone di uno dei periodi più drammatici della storia.

Oggi, molte delle regioni vinicole che furono devastate dalla guerra producono alcuni dei vini più celebri al mondo, a dimostrazione che anche nei momenti più bui, la vita (e la vite) trova sempre un modo per rinascere.