Prigionieri di guerra italiani nella Prima Guerra Mondiale: dimenticati e abbandonati

Essere catturati dal nemico durante la Prima Guerra Mondiale significava spesso andare incontro a un destino peggiore della morte. Per migliaia di soldati italiani fatti prigionieri dagli austroungarici e dai tedeschi, la prigionia si trasformò in un incubo di fame, malattie e sfruttamento.

Abbandonati dal proprio governo e considerati con disprezzo anche in Patria, questi uomini vissero anni di sofferenza in campi di concentramento improvvisati, esposti al freddo e costretti a lavorare come schiavi.

Quanti furono i prigionieri italiani? Quali furono le loro condizioni? E perché i prigionieri di guerra italiani della Prima Guerra Mondiale furono dimenticati dopo il conflitto?

I numeri della prigionia: quanti soldati furono catturati?

Dopo la disfatta di Caporetto (ottobre 1917), le forze austroungariche e tedesche catturarono oltre 300.000 soldati italiani, portandoli in campi di prigionia situati in Austria, Germania e nei Balcani.

Dati ufficiali

  • Circa 600.000 soldati italiani furono catturati durante tutta la guerra.
  • 100.000 morirono in prigionia, la maggior parte per fame e malattie.
  • Solo poche migliaia riuscirono a fuggire o furono scambiati prima della fine del conflitto.

Le condizioni nei campi di prigionia: fame e lavoro forzato

Una volta catturati, i soldati italiani venivano trasportati in carri bestiame, senza cibo né acqua per giorni. All’arrivo nei campi, la realtà che li attendeva era brutale.

Freddo e fame

  • Molti campi erano situati in Austria e Germania, in zone con inverni rigidissimi.
  • I prigionieri ricevevano una razione giornaliera di pane nero e brodaglia, del tutto insufficiente.
  • La malnutrizione portò molti a morire di stenti o a soffrire di malattie come lo scorbuto e il beri-beri.

Lavoro forzato nei campi e nelle fabbriche

  • I prigionieri italiani venivano impiegati nell’agricoltura, nelle miniere e nella costruzione di strade e ferrovie.
  • Alcuni furono inviati nelle fabbriche di munizioni, lavorando in condizioni pericolose.
  • Chi si rifiutava di lavorare veniva picchiato o privato del cibo.

Baracche sovraffollate e malattie

  • I campi di prigionia erano sporchi e privi di servizi igienici adeguati.
  • Epidemie di tifo, tubercolosi e dissenteria uccisero migliaia di prigionieri.
  • I corpi dei morti venivano spesso lasciati insepolti per giorni, aumentando il rischio di contagio.

Il caso del campo di Mauthausen: un inferno per gli Italiani

Prima ancora di diventare tristemente noto durante la Seconda Guerra Mondiale, Mauthausen fu un campo di prigionia per soldati italiani durante la Grande Guerra.

Un campo di sterminio ante litteram

  • I prigionieri italiani venivano usati come forza lavoro nelle cave di granito, sottoposti a condizioni disumane.
  • Molti morivano di sfinimento o venivano uccisi dalle guardie per futili motivi.
  • Alcune testimonianze parlano di punizioni brutali, tra cui il congelamento forzato all’aperto durante l’inverno.

L’abbandono da parte del governo italiano

Uno degli aspetti più tragici della prigionia fu il totale disinteresse da parte del governo italiano nei confronti dei propri soldati catturati.

Pacchi mai arrivati

  • Mentre altri Paesi inviavano ai prigionieri pacchi di cibo e vestiti, l’Italia fece poco o nulla per i suoi uomini.
  • I prigionieri morivano di fame mentre i soldati francesi o britannici ricevevano regolari aiuti dalle famiglie e dalle organizzazioni umanitarie.

Nessun aiuto dalla Croce Rossa

  • L’Italia non firmò subito le convenzioni internazionali sulla tutela dei prigionieri, quindi gli italiani non poterono beneficiare delle ispezioni della Croce Rossa nei campi.
  • Questo lasciò mano libera agli austroungarici, che li trattarono come soldati di serie B.

La fine della guerra: il ritorno dei prigionieri e il doppio tradimento

Nel 1918, con la fine della guerra, i prigionieri italiani furono liberati, ma molti scoprirono di non essere i benvenuti in Patria.

Il ritorno in Italia: un viaggio disperato

  • Molti soldati furono lasciati per mesi nei campi anche dopo l’armistizio, senza cibo né cure.
  • Quando tornarono in Italia, molti erano scheletrici e gravemente malati.

Accusati di tradimento

  • Alcuni prigionieri furono accusati di non aver combattuto fino alla fine, subendo discriminazioni e umiliazioni.
  • Molti non ricevettero né pensioni né riconoscimenti, come se la loro sofferenza non fosse mai esistita.

Oblio e rimozione storica

  • Il governo italiano non volle raccontare questa storia, perché metteva in cattiva luce la gestione del conflitto.
  • Solo negli ultimi anni, alcuni ricercatori hanno riportato alla luce documenti e testimonianze su questa vicenda.

Una storia dimenticata

I prigionieri di guerra italiani della Prima Guerra Mondiale furono vittime due volte: prima della brutalità dei loro carcerieri e poi dell’indifferenza del loro stesso Paese.

Oggi, i loro racconti rappresentano una delle pagine più oscure e meno conosciute della Prima Guerra Mondiale, una storia che merita di essere ricordata.