Le piastrine della Grande Guerra: il nome tra la vita e la morte

Nella brutalità della Prima Guerra Mondiale, tra bombardamenti devastanti e corpi straziati nelle trincee, riconoscere i Caduti divenne una delle sfide più difficili per gli eserciti.

Le targhette di riconoscimento, o piastrine militari, furono create proprio per questo: per permettere di identificare un soldato, vivo o morto, quando il volto e la divisa non bastavano più.

Come erano fatte? Chi le portava? E funzionavano davvero, o la guerra le rendeva inutili?

L’origine delle piastrine militari

L’idea di fornire ai soldati un sistema di identificazione personale nacque nella seconda metà dell’Ottocento, quando si comprese che i Caduti sui campi di battaglia spesso rimanevano anonimi.

Le prime forme di riconoscimento

  • Nell’esercito francese (1870) alcuni soldati portavano targhette di cartone o metallo con il proprio nome.
  • Gli Stati Uniti adottarono ufficialmente le piastrine durante la Guerra Civile Americana.
  • In Italia, prima della Grande Guerra non esisteva un sistema unificato, e i Caduti venivano spesso identificati solo grazie agli effetti personali.

La regolamentazione ufficiale

  • Nel 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia, fu introdotta la targhetta di riconoscimento ufficiale, ma l’esercito l’aveva adottata già ufficialmente nel 1892.
  • Tutti i soldati italiani dovevano portarla sempre addosso, per evitare di rimanere anonimi in caso di morte.

Com’era fatta una piastrina della Grande Guerra?

Le targhette di riconoscimento usate dai vari eserciti erano diverse per forma e materiali, ma avevano tutte lo stesso scopo: identificare il soldato.

Caratteristiche della piastrina italiana

  • Di forma ellittica o rettangolare, realizzata in alluminio o ferro zincato.
  • Forata per poter essere portata al collo con un cordino.
  • Incisioni con nome, cognome, numero di matricola e corpo di appartenenza.
  • Linea di frattura centrale, che permetteva di dividerla in due parti:
    • Una rimaneva col cadavere, per future identificazioni.
    • L’altra veniva consegnata al comando, per la registrazione ufficiale del decesso.
  • Al loro interno (nei modelli del 1916) era custodito un cartiglio stampato sul quale venivano annotati i dati del soldato: dati anagrafici, matricola, grado, reparto, distretto militare, nomi dei genitori. Sul verso le vaccinazioni cui era stato sottoposto il soldato.

Differenze con altri eserciti

  • I tedeschi usavano targhette di zinco, più resistenti alla corrosione.
  • I francesi adottarono due piastrine separate, una per il corpo e una per l’archivio.
  • Gli inglesi e gli americani utilizzavano piastrine di fibre pressate o metallo, più leggere.

Le piastrine in guerra: riconoscere i Caduti

La Prima Guerra Mondiale fu un massacro senza precedenti, con milioni di morti lasciati nei campi di battaglia. Le piastrine divennero essenziali per dare un nome ai caduti.

Come avveniva l’identificazione?

  • Dopo una battaglia, le squadre di recupero cercavano tra i corpi le targhette.
  • Se il corpo era in condizioni accettabili, veniva seppellito con una croce e la metà della piastrina.
  • Se il cadavere era irriconoscibile, si raccoglieva solo la piastrina, che veniva registrata.
  • Nei casi più disperati, se non si trovava nessuna piastrina, il soldato veniva dichiarato “ignoto”.

Problemi e limiti delle targhette

  • Le esplosioni distruggevano i corpi e le piastrine, rendendo impossibile il riconoscimento.
  • Alcuni soldati, temendo di essere catturati, gettavano via la piastrina per non essere identificati dal nemico.
  • Nei primi anni di guerra, molte targhette erano fatte di materiali scadenti e si corrodeva con il tempo.

Il caso dei dispersi

  • Dopo il conflitto, migliaia di famiglie cercarono i loro cari scomparsi, sperando che una piastrina venisse ritrovata nei campi di battaglia.
  • Ancora oggi, nelle ex zone di guerra, grazie ai recuperantiogni tanto emergono piastrine sepolte nel fango, ultime tracce di soldati dimenticati.

Le piastrine dei prigionieri di Guerra

Le targhette non servivano solo per i morti: erano fondamentali anche per identificare i soldati catturati.

Come funzionava il riconoscimento dei prigionieri?

  • I soldati fatti prigionieri venivano schedati dai nemici, che trascrivevano i dati dalle piastrine.
  • Le informazioni erano inviate alla Croce Rossa Internazionale, che le comunicava alle famiglie.
  • Alcuni prigionieri si tolsero le piastrine per non essere identificati e cercare la fuga.

I problemi nei campi di prigionia

  • Nei campi di concentramento austro-ungarici, molti italiani morirono senza lasciare traccia, perché le piastrine venivano sequestrate.
  • Le famiglie ricevettero informazioni incomplete o mai aggiornate, lasciando molti dispersi senza un nome.

Il dopoguerra: che fine fecero le piastrine?

Dopo il conflitto, le piastrine divennero pezzi di memoria, custoditi dalle famiglie o dispersi nei campi di battaglia.

Cosa accadde alle targhette dopo il 1918?

  • Alcune furono restituite ai familiari, come ultimo ricordo dei caduti.
  • Migliaia di piastrine rimasero sepolte nelle trincee, dimenticate per anni.
  • Nei sacrari militari, molte lapidi riportano solo i dati incisi sulle piastrine, unico indizio dell’identità del soldato.

Piastrine ritrovate oggi

  • Ogni anno, nei luoghi della Grande Guerra, emergono piastrine durante gli scavi archeologici o nei boschi.
  • Alcuni discendenti di soldati scomparsi hanno potuto recuperare la memoria dei loro antenati grazie a queste targhette.

L’ultima identità dei soldati della Grande Guerra

Le piastrine della Prima Guerra Mondiale furono più di un semplice pezzo di metallo: erano la garanzia che un soldato non sarebbe stato dimenticato, almeno sulla carta.

Segnarono il passaggio da un’epoca di soldati ignoti a un sistema più moderno di identificazione.
Non sempre riuscirono nel loro compito, ma per molti soldati furono l’unico segno della loro esistenza.
Ancora oggi, tra i resti del fronte, molte piastrine aspettano di raccontare la storia di chi le portava.

Nel silenzio delle trincee, una targhetta di metallo arrugginito può ancora sussurrare un nome dimenticato dalla storia.

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