Luigi Cadorna: il generale di ferro tra disciplina e disastri

Generale Luigi Cadorna

Se c’è un generale che ancora oggi divide storici e appassionati della Grande Guerra, è sicuramente Luigi Cadorna.

Comandante supremo dell’esercito italiano dal 1914 al 1917, fu l’uomo che guidò l’Italia nei primi anni del conflitto, ideò la strategia sul fronte dell’Isonzo e impose una disciplina spietata sulle sue truppe.

Per alcuni, fu un militare severo ma necessario; per altri, un comandante rigido e incapace, responsabile di migliaia di morti inutili.

Chi era davvero Luigi Cadorna, responsabile del disastro di Caporetto?

Un generale vecchio stile in una guerra moderna

Luigi Cadorna era figlio d’arte: suo padre Raffaele era stato un famoso generale risorgimentale.

Formatosi nella tradizione militare ottocentesca, credeva che la guerra si vincesse con attacchi frontali e disciplina ferrea.
Non accettava il cambiamento: ignorò le nuove tattiche moderne, come la guerra di movimento o l’uso massiccio dell’artiglieria prima degli assalti.
Imponeva una gerarchia rigida e intransigente, senza spazio per il confronto con i suoi ufficiali.

Nel 1915, quando l’Italia entrò in guerra, Cadorna applicò queste idee con conseguenze disastrose.

La strategia dell’Isonzo: massacri annunciati

Dal 1915 al 1917, l’Italia combatté ben 11 battaglie dell’Isonzo, tutte guidate dalla strategia di Cadorna.

Assalti frontali senza ripensamenti – Mandò migliaia di soldati all’attacco su terreni scoperti, esponendoli al fuoco nemico.
Scarso coordinamento con l’artiglieria – I bombardamenti preparatori erano spesso insufficienti, lasciando le trincee nemiche intatte.
Nessuna flessibilità tattica – Anche quando gli attacchi fallivano, ordinava nuove offensive, ripetendo gli stessi errori.

Il risultato? Centinaia di migliaia di morti e pochissimi progressi territoriali.

La disciplina di ferro e la decimazione

Cadorna non era solo ossessionato dagli assalti, ma anche dalla disciplina assoluta.

Punizioni esemplari – Per ogni disobbedienza, fucilazioni immediate senza processo.
Decimazione – Se un reparto si ritirava o mostrava segni di cedimento, veniva fucilato un soldato su dieci, scelto a sorte.
Totale indifferenza verso i suoi uomini – Considerava le truppe sacrificabili, un “numero” da usare per vincere.

Molti soldati italiani temevano più il proprio comando che il nemico.

Caporetto: il crollo del sistema Cadorna

Il 24 ottobre 1917, l’offensiva austro-tedesca sfondò il fronte italiano a Caporetto, mandando in rotta intere divisioni.

Cadorna sottovalutò i segnali di un attacco imminente.
Non riuscì a organizzare una difesa efficace.
Accusò i suoi stessi soldati di “vigliaccheria”, ignorando i suoi errori tattici.

Luigi Cadorna dopo il disastro di Caporetto, fu finalmente rimosso dal comando e sostituito da Armando Diaz.

Dopo la guerra: caduto in disgrazia, ma mai dimenticato

Dopo il 1918, Cadorna fu allontanato dai vertici militari, ma continuò a difendere le sue scelte, senza mai riconoscere gli errori.

Fu nominato Maresciallo d’Italia nel 1924, più per ragioni politiche che per meriti.
Scrisse memorie in cui scaricava la colpa su tutti tranne che su se stesso.
Morì nel 1928, lasciando dietro di sé un’eredità di critiche e polemiche.

Ancora oggi, Cadorna è visto come uno dei generali più controversi della storia italiana, tra genio incompreso e disastro annunciato.

Se hai opinioni su questa figura storica, condividile nei commenti. Perché la guerra non è fatta solo di battaglie, ma anche di chi le comanda.

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