Le donne nella Grande Guerra: l’Italia al femminile tra fronte e casa

Nel 1915, quando l’Italia entrò in guerra, milioni di uomini furono chiamati alle armi e le città, le fabbriche e le campagne si svuotarono.

Chi rimase a mandare avanti il Paese? Le donne.

Per la prima volta nella storia, le italiane dovettero assumere ruoli che fino ad allora erano stati riservati agli uomini. Lavorarono nelle fabbriche di munizioni, nei campi, negli ospedali e persino nei trasporti pubblici.

Ma com’era la loro vita in quegli anni? E quale fu il loro destino dopo la guerra?

Le donne operaie: la guerra nelle fabbriche

Uno dei ruoli più importanti assunti dalle donne fu quello nelle fabbriche belliche.

Producevano munizioni, cannoni e divise militari, lavorando in condizioni durissime.
Rischiavano la vita ogni giorno, perché le polveri chimiche usate per le armi erano tossiche.
Erano pagate molto meno degli uomini, nonostante il lavoro fosse ugualmente pesante.

Le donne che lavoravano nelle industrie belliche erano chiamate “munitionettes”, un termine usato anche in Francia e in Inghilterra.

Le contadine: il cibo per l’Italia in guerra

Con gli uomini al fronte, l’agricoltura restò nelle mani delle donne e degli anziani.

Coltivavano i campi da sole, senza l’aiuto della tecnologia moderna.
Accudivano il bestiame e si occupavano della produzione di latte e formaggi.
Subivano requisizioni di cibo da parte dell’esercito, rimanendo spesso senza provviste per sé e per i figli.

Nonostante la fatica, le donne durante la Grande Guerra riuscirono a sfamare il Paese, evitando il tracollo dell’economia agricola.

Le infermiere della Croce Rossa: angeli nelle retrovie

Molte donne scelsero di arruolarsi come infermiere, lavorando negli ospedali da campo e sulle ambulanze.

Curavano i feriti tra fango e sangue, con pochi strumenti a disposizione.
Consolavano i moribondi, scrivendo lettere alle loro famiglie.
Alcune rimasero uccise dai bombardamenti, perché gli ospedali da campo non erano sempre al sicuro.

Le Crocerossine italiane furono tra le più attive sul fronte e divennero un simbolo di dedizione e coraggio.

Le spie e le staffette: il lato nascosto della guerra

Alcune donne non si limitarono a ruoli di supporto: divennero spie e staffette, rischiando la vita per trasmettere informazioni segrete.

Staffette ante litteram – Portavano messaggi e documenti tra le linee nemiche.
Spie infiltrate – Alcune donne riuscirono a ottenere informazioni strategiche dai nemici, fingendosi infermiere o impiegate civili.

Una delle più famose fu Gabriella Degli Esposti, che organizzò una rete di informazione segreta tra il Veneto e il Friuli.

E dopo la guerra? Il ritorno a casa e l’oblio

Nel 1918, quando la guerra finì, gli uomini tornarono dal fronte e le donne dovettero lasciare i loro posti di lavoro.

Furono licenziate in massa, perché il lavoro doveva tornare agli uomini.
I loro sacrifici furono presto dimenticati, e molte non ricevettero alcun riconoscimento.
Dovettero riprendere il ruolo tradizionale di mogli e madri, come se nulla fosse successo.

Ma la guerra aveva cambiato tutto: le donne avevano dimostrato di poter lavorare, di essere indipendenti e di avere un ruolo nella società.

Questo spirito di cambiamento fu alla base delle future lotte per i diritti delle donne nel XX secolo.

Dove sono ricordate oggi?

Anche se spesso dimenticate, alcune città hanno voluto commemorare il ruolo delle donne nella Grande Guerra.

🏛 Museo della Grande Guerra di Rovereto – Contiene una sezione dedicata alle donne in guerra. Visita il sito

🏛 Archivio Storico della Croce Rossa Italiana – Documenti sulle infermiere della Grande Guerra. Consulta l’archivio

Hai mai sentito storie di donne della tua famiglia che vissero la Grande Guerra?

Se tua nonna o bisnonna lavorò in una fabbrica, fu infermiera o aiutò la comunità durante la guerra, raccontacelo nei commenti!

Perché la storia della Grande Guerra non è solo quella degli uomini, ma anche delle donne che la vissero e la cambiarono.