Quando si parla della Prima Guerra Mondiale, si pensa quasi sempre ai soldati nelle trincee, agli ufficiali che guidavano gli assalti, ai Caduti commemorati nei monumenti. Ma c’è un altro esercito che ha combattuto, senza armi, una battaglia altrettanto dura: quello delle crocerossine, le infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana.
Senza mai impugnare un fucile, queste donne affrontarono il fronte del dolore, tra ospedali improvvisati, feriti in fin di vita e condizioni igieniche disastrose. Nei lunghi anni di guerra, prestarono assistenza a centinaia di migliaia di soldati, spesso mettendo a rischio la propria vita.
Chi erano le crocerossine della Prima Guerra Mondiale
La figura dell’infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana esisteva già prima del 1915, ma con l’entrata in guerra dell’Italia, il loro ruolo divenne fondamentale. Erano donne di ogni estrazione sociale: nobildonne, maestre, contadine, studentesse, mogli di ufficiali. Dopo un breve addestramento, venivano inviate negli ospedali da campo, nelle retrovie e persino in trincea.
Vestivano il caratteristico velo bianco con la croce rossa, simbolo di speranza e conforto per i soldati feriti. Lavoravano senza sosta, tra corpi martoriati, amputazioni d’emergenza e il pericolo costante di epidemie.
Tra bisturi e bombe: il sacrificio delle infermiere
Le condizioni negli ospedali da campo erano spaventose:
- I feriti arrivavano a centinaia dopo ogni battaglia, spesso in condizioni disperate.
- Mancavano medicine, strumenti chirurgici e persino lenzuola pulite.
- Le infermiere assistevano i medici nelle operazioni, ma spesso dovevano improvvisare, bendando ferite con stracci o cercando di calmare il dolore senza anestesia.
- Molte si ammalarono di tifo, polmonite o infezioni, per la continua esposizione a malati e ferite infette.
- Alcune persero la vita durante i bombardamenti sugli ospedali da campo.
Non erano soldati, ma furono eroine. Molte di loro ricevettero decorazioni al valor militare, come la Medaglia d’Argento al Valor Militare concessa alla crocerossina Maria Andreoli, morta mentre assisteva i feriti sotto il fuoco nemico.
Le infermiere sul fronte e nelle città
Le crocerossine nella Prima Guerra Mondiale non operavano solo vicino ai combattimenti. Negli ospedali civili di tutta Italia si allestirono reparti per curare i soldati rimasti invalidi, i mutilati di guerra, i prigionieri rientrati in patria in condizioni pietose.
A Torino, Milano, Roma e in molte altre città, intere ali di ospedali furono trasformate in centri per la riabilitazione dei feriti. Qui, le infermiere non solo curavano il corpo, ma cercavano di risollevare lo spirito dei soldati, scrivendo lettere per loro, leggendo libri ad alta voce e confortandoli nei momenti più bui.
Dopo la guerra: l’oblio e il ricordo
Terminato il conflitto, molte crocerossine tornarono alla loro vita quotidiana. Per decenni, il loro contributo fu poco raccontato nei libri di storia.
Oggi, la loro memoria viene preservata grazie al lavoro della Croce Rossa Italiana, che continua a formare infermiere volontarie e a celebrare il sacrificio di quelle donne che, senza mai impugnare un’arma, hanno cambiato il destino di migliaia di soldati.
Un monumento dedicato alle crocerossine della Grande Guerra si trova a Milano, nel Cimitero Monumentale, e un altro a Roma, presso la sede della Croce Rossa Italiana.
Ecco alcune risorse per approfondire
🏛 Museo della Croce Rossa Italiana – Esposizioni e documenti storici sulla loro attività. Visita il sito
🔎 Archivio storico della Croce Rossa – Documenti originali e storie delle infermiere di guerra. Consulta l’archivio
Hai una storia di famiglia legata alle crocerossine?
Se nella tua famiglia ci sono state donne che hanno prestato servizio come crocerossine nella Prima Guerra Mondiale, raccontacelo nei commenti o inviaci un messaggio.
Perché dietro ogni soldato curato, c’era una donna che ha combattuto un’altra battaglia: quella contro il dolore e la morte.
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