I volontari della Grande Guerra: chi scelse di combattere senza essere chiamato

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La Prima Guerra Mondiale vide milioni di uomini arruolati per obbligo, ma ci furono anche migliaia di giovani che decisero volontariamente di combattere. Italiani che non erano stati chiamati alle armi, stranieri che scelsero di battersi per una Patria che non era la loro, intellettuali e studenti che vedevano nella guerra un ideale di giustizia o una possibilità di riscatto.

Chi erano i volontari della Prima Guerra Mondiale? Cosa li spinse ad andare incontro a un destino così incerto?

Gli Irredentisti: combattere per l’Italia senza essere italiani

Uno dei gruppi più numerosi tra i volontari della Prima Guefurono gli irredentisti, giovani provenienti da territori che allora appartenevano all’Impero Austro-Ungarico, ma che si consideravano italiani.

Molti di loro erano nati a Trento, Trieste, Gorizia o in Istria, terre che nel 1915 non facevano ancora parte del Regno d’Italia. Quando il conflitto scoppiò, scelsero di disertare o di attraversare il confine per arruolarsi nell’esercito italiano.

Alcuni nomi celebri tra gli irredentisti volontari furono:
🏅 Cesare Battisti – Deputato socialista trentino, si arruolò come ufficiale nell’esercito italiano e fu catturato e giustiziato dagli austriaci nel 1916.
🏅 Nazario Sauro – Ufficiale di marina nato in Istria, passato dalla parte italiana, catturato e impiccato nel 1916.
🏅 Guglielmo Oberdan – Triestino, partecipò a tentativi di insurrezione contro gli austriaci e fu giustiziato già nel 1882, diventando un simbolo per i volontari della Grande Guerra.

Molti di questi giovani vennero considerati traditori dall’Austria e martiri dall’Italia, pagando con la vita la loro scelta.

Gli studenti volontari: dalle università alle trincee

Un altro fenomeno particolare fu quello degli studenti universitari volontari. Quando l’Italia entrò in guerra nel 1915, migliaia di ragazzi appena ventenni si offrirono per combattere.

Molti di loro erano affascinati dall’idea della guerra come esperienza formativa, come scrisse il poeta Giuseppe Ungaretti, anche lui volontario:

“Si va alla guerra come si va alla vita, con un senso di grandezza e di tragedia.”

Le università italiane ebbero interi corsi di laurea svuotati: gruppi di studenti lasciarono gli studi per arruolarsi, convinti che il conflitto sarebbe stato breve.

A Firenze e Bologna, per esempio, intere classi di giurisprudenza e lettere si trasformarono in plotoni d’assalto. Molti di loro non fecero mai ritorno.

Uno dei luoghi più simbolici di questo sacrificio è il Sacrario Militare di Redipuglia, dove riposano molti giovani caduti nei primi mesi di guerra.

Gli stranieri che combatterono per l’Italia

Non tutti i volontari erano italiani. Alcuni uomini vennero da terre lontane per arruolarsi con l’esercito italiano, spinti da ideali politici o da legami familiari.

  • Francesi e Belgi – Molti francofoni si arruolarono nel Corpo Italiano, considerandolo una continuazione della loro battaglia contro gli Imperi Centrali.
  • Italo-americani – Giovani figli di emigrati italiani tornarono in Patria per combattere, spesso spinti da un senso di identità nazionale.
  • Legionari Cecoslovacchi – Soldati provenienti da Boemia e Moravia, disertori dall’esercito austro-ungarico, che combatterono per l’Italia con la speranza di ottenere l’indipendenza della loro terra.

Un esempio straordinario fu quello di Arturo Toscanini, il celebre direttore d’orchestra, che interruppe la sua carriera per prestare servizio come volontario nella guerra.

Perché questi uomini scelsero di combattere?

I motivi che spinsero migliaia di volontari a partire erano diversi:
Patriottismo – Molti volevano difendere l’Italia o liberare le terre irredente.
Spirito d’avventura – Per alcuni, soprattutto giovani studenti, la guerra sembrava un’esperienza eroica.
Ideali politici – Alcuni volontari vedevano il conflitto come una lotta tra oppressione e libertà.
Fuga dal passato – Per alcuni fu un modo di ricostruirsi una vita, magari dopo problemi personali o familiari.

Il destino dei volontari della Prima Guerra Mondiale: eroi o dimenticati?

Al termine del conflitto, molti volontari della Prima Guerra Mondiale furono celebrati come eroi, ma non tutti ebbero lo stesso riconoscimento.

Gli irredentisti caduti furono onorati, ma quelli sopravvissuti ebbero spesso difficoltà a integrarsi. Alcuni studenti tornarono agli studi, ma molti trovarono un’Italia impoverita e senza prospettive.

Chi era emigrato dall’America o dalla Francia per combattere si ritrovò senza più un posto dove tornare.

Il Monumento ai Volontari Carinziani della Grande Guerra è uno dei pochi luoghi in cui il loro sacrificio viene ricordato.

Conosci una storia di volontari nella tua famiglia?

Se hai un parente che si arruolò volontariamente nella Grande Guerra, raccontaci la sua storia nei commenti.

Perché il loro sacrificio fu una scelta, e ogni scelta merita di essere ricordata.