I Recuperanti del Carso: cacciatori di reliquie della Grande Guerra

Dopo la Prima Guerra Mondiale, il Carso, teatro di cruenti battaglie tra italiani e austro-ungarici, divenne un’immensa distesa di resti bellici. In questo scenario nacque la figura dei “recuperanti”, individui che si avventuravano tra le trincee abbandonate alla ricerca di materiali riutilizzabili o vendibili.

Chi erano i recuperanti?

I recuperanti erano per lo più abitanti delle zone di guerra, contadini e operai rimasti senza mezzi di sussistenza. Dopo il conflitto, con il territorio devastato e l’economia al collasso, questi uomini, donne, talvolta anche bambini armati di badile, trovarono un’opportunità nei residui bellici. Molti di loro si specializzarono nel recupero e nel commercio di materiali metallici, mentre altri cercavano cimeli e oggetti di valore.

Cosa recuperavano?

I recuperanti raccoglievano ogni tipo di oggetto utile o commerciabile:

  • Metalli: proiettili, bossoli, frammenti di artiglieria, elmetti e fili spinati, spesso fusi per ricavarne materie prime.
  • Equipaggiamento militare: zaini, borracce, divise e maschere antigas, talvolta riutilizzate o vendute nei mercati locali.
  • Armi e munizioni: fucili, pistole e granate, spesso manipolate con esiti tragici a causa dell’inesperienza.
  • Resti umani: in molti casi, i recuperanti trovavano corpi di soldati caduti, contribuendo, in modo non ufficiale, al recupero delle salme per le sepolture nei sacrari militari. Per il recupero dei corpi, lo Stato italiano retribuiva ogni ritrovamento con 20 lire, parliamo di una cifra molto superiore a quella del salario di un operaio dell’epoca.

Il mercato del recupero

I materiali trovati venivano venduti a commercianti locali o alle industrie, che li riciclavano per la produzione di nuovi beni. Il ferro e l’ottone erano particolarmente richiesti, mentre oggetti intatti, come elmetti e armi, venivano talvolta rivenduti ai collezionisti o riutilizzati nella vita quotidiana.

Rischi e pericoli

L’attività dei recuperanti della Prima guerra mondiale non era priva di rischi. Molti morirono o rimasero feriti a causa dell’esplosione di munizioni inesplose. Il terreno carsico, disseminato di trappole letali, rendeva il loro lavoro estremamente pericoloso. Inoltre, la manipolazione impropria di esplosivi e gas tossici causava frequenti incidenti.

L’eredità dei recuperanti

Oggi, il lavoro dei recuperanti è parte della memoria storica del Carso. I musei e le esposizioni sulla Grande Guerra conservano molti degli oggetti recuperati, testimoniando la tragica eredità di quel conflitto. Il loro operato, spesso rischioso e disperato, contribuì in parte alla bonifica del territorio, permettendo alle generazioni successive di vivere in una terra segnata ma non più devastata dalla guerra.

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