Durante la Seconda Guerra Mondiale, molti monumenti ai Caduti in Italia furono privati delle loro decorazioni bronzee per il recupero del metallo a fini bellici. Questo fenomeno fu regolamentato da una serie di provvedimenti legislativi che, a partire dal 1939, portarono alla requisizione di statue, cancellate, anche campane e altri manufatti metallici, spesso senza tenere conto del loro valore artistico o commemorativo. All’esigenza bellica non sfuggì purtroppo il recupero di metallo dai monumenti ai Caduti, al fine di fonderlo per fabbricare armi. La Seconda Guerra Mondiale incombe e si dà il via all’operazione Bronzo alla Patria.
Il quadro normativo delle requisizioni
Il primo riferimento normativo fu il Regio Decreto Legge del 26 ottobre 1939, riguardante la “Disciplina della raccolta dei rottami ferrosi”, successivamente convertito nella legge 10 febbraio 1940 n. 202. L’articolo 1 stabiliva che chiunque detenesse oltre 200 kg di rottami di ferro, acciaio e ghisa dovesse denunciarli entro i primi sette giorni di ogni mese. Tali materiali, se ritenuti inservibili per il loro uso originario, dovevano essere consegnati all’Ente Distribuzione Rottami (art. 2).
Una delle disposizioni più significative fu la legge n. 408 dell’8 maggio 1940, relativa alla “Denuncia e raccolta di cancellate di ferro e di altro metallo”. L’articolo 1 imponeva la rimozione di tutte le cancellate metalliche entro il 31 dicembre dello stesso anno, con l’obbligo di consegna all’Ente Distribuzione Rottami. Tuttavia, per le cancellate di pregio artistico o storico, era possibile richiedere un’esenzione rivolgendosi alle Prefetture e alle Regie Soprintendenze.
Il Regio Decreto del 18 agosto 1940 n. 1741, concernente la disciplina delle requisizioni, esentava dalla rimozione i beni di interesse artistico, storico e scientifico, ma permetteva requisizioni eccezionali in caso di assoluta necessità, previo assenso del Ministro per l’Educazione Nazionale. Le circolari ministeriali del 18 ottobre e 22 novembre 1940 confermarono il ruolo centrale del Ministero nell’accertamento del valore artistico dei monumenti bronzei passibili di requisizione, demandando a Prefetture e Soprintendenze la raccolta della documentazione necessaria. Le operazioni erano gestite dal Sottosegretariato di Stato per le fabbricazioni di guerra.
L’impatto sulle memorie monumentali
Dall’analisi delle fonti emerge un quadro sempre più definito di un processo che coinvolgeva ogni tipologia di bene sacrificabile per le necessità belliche. Nonostante le leggi prevedessero valutazioni specifiche del valore storico-artistico dei manufatti, spesso le requisizioni ebbero la meglio, determinando la perdita di importanti elementi decorativi di monumenti commemorativi. In molti casi, i monumenti ai Caduti rimasero privi delle decorazioni bronzee, trasformando questa mancanza in un simbolo stesso del sacrificio e della memoria collettiva.
Al termine della guerra, alcuni monumenti ai Caduti furono restaurati e le decorazioni in bronzo rifatte, ma in molti casi le modifiche subite rimasero come testimonianza tangibile dell’impatto del conflitto sulla memoria nazionale.
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