Mentre la Prima Guerra Mondiale si combatteva sul fronte, un’altra battaglia si svolgeva nei tribunali militari: quella contro i disertori, i sospetti traditori e i soldati accusati di codardia.
L’esercito italiano, noto per la sua rigidità disciplinare, non esitò a punire severamente chi veniva considerato un pericolo per il morale e l’ordine delle truppe. Molti soldati finirono davanti ai plotoni d’esecuzione, vittime della giustizia sommaria della Grande Guerra, spesso dopo processi rapidi e senza possibilità di difesa.
Quante furono queste esecuzioni? E chi erano le vittime della giustizia militare?
Il Codice Militare di guerra: punizioni senza pietà
Durante la guerra, l’Esercito Italiano applicò un regolamento disciplinare ferreo, che prevedeva pene severissime per chi violava gli ordini.
I reati più comuni puniti con la morte
- Diserzione – Chi abbandonava la trincea senza permesso rischiava la fucilazione immediata.
- Codardia in battaglia – I soldati che si rifiutavano di combattere erano accusati di vigliaccheria e puniti come traditori.
- Mutilazioni volontarie – Alcuni si ferivano da soli per evitare il fronte, ma chi veniva scoperto veniva condannato a morte.
Giustizia o repressione?
- I tribunali militari erano spesso frettolosi e sommari.
- Molti soldati non avevano né avvocati né possibilità di difendersi.
- Le sentenze venivano eseguite poche ore dopo il verdetto, senza appello.
Le esecuzioni di esempio: punire uno per spaventare tutti
Uno degli strumenti più duri usati dall’alto comando italiano fu la fucilazione di esempio, con cui si punivano pochi per terrorizzare il resto della truppa.
Chi veniva scelto?
- Spesso i condannati non erano nemmeno i veri responsabili, ma venivano scelti a caso tra i reparti per “dare il buon esempio”.
- Questo metodo fu particolarmente usato dopo Caporetto (1917), per risollevare il morale dell’esercito in fuga.
Le esecuzioni pubbliche
- I condannati venivano fucilati davanti ai commilitoni, per instillare la paura della punizione.
- In alcuni casi si eseguivano decimazioni: si fucilava un soldato ogni dieci in reparti accusati di scarso valore in battaglia.
Cadorna e la disciplina di ferro
Il generale Luigi Cadorna, comandante dell’Esercito Italiano fino alla disfatta di Caporetto, era noto per il suo metodo spietato nel gestire la disciplina.
Il pugno di ferro di Cadorna
- Considerava la disciplina più importante del valore individuale.
- Autorizzò centinaia di fucilazioni e introdusse la pratica della decimazione.
- Anche soldati feriti o reduci da missioni impossibili venivano processati per “insubordinazione”.
Il caso del generale Graziani
- Durante la guerra, il generale Andrea Graziani fucilò personalmente alcuni soldati sospettati di vigliaccheria, senza processo.
- Dopo la guerra, fu accusato di eccessi, ma non subì conseguenze.
Numeri e testimonianze: quanti soldati furono giustiziati con la giustizia sommaria della Grande Guerra?
Il numero esatto di soldati italiani fucilati è ancora oggetto di studio.
Stime ufficiali e reali
- Secondo i dati ufficiali, furono circa 750 i soldati italiani giustiziati per diserzione e codardia.
- Alcuni storici ritengono che il numero effettivo sia più alto, considerando le esecuzioni sommarie mai documentate.
Testimonianze dal fronte
- Alcuni ufficiali raccontano di soldati costretti a scavarsi la fossa prima di essere fucilati.
- In molti casi, i condannati venivano legati e bendati, ma ci furono anche casi di soldati lasciati in piedi, liberi di guardare negli occhi il plotone.
Dopo la guerra: giustizia per i fucilati?
Dopo il 1918, l’Italia cercò di dimenticare le atrocità della guerra, e con esse le ingiustizie subite dai soldati giustiziati.
Riabilitazioni postume
- Solo negli anni 2000 alcuni dei soldati fucilati furono riabilitati ufficialmente dallo Stato Italiano.
- In Francia e Inghilterra, soldati giustiziati per “codardia” furono riabilitati già negli anni ‘90, mentre in Italia il processo fu molto più lento.
Cinema e letteratura
- Il tema delle esecuzioni sommarie fu trattato in film e libri, tra cui Orizzonti di Gloria di Stanley Kubrick (ispirato a eventi simili avvenuti nell’esercito francese).
- Nel 2015, l’Italia ha intitolato strade e piazze ai soldati ingiustamente fucilati, come forma di memoria storica.
Vittime della guerra e dell’esercito
I soldati italiani non solo morirono combattendo, ma molti furono anche uccisi dal proprio esercito, vittime di una giustizia militare spietata.
Oggi, la storia di queste esecuzioni sommarie ci ricorda la crudeltà della guerra e l’importanza di non dimenticare chi, nel caos del conflitto, divenne un capro espiatorio della disciplina militare.