Mentre milioni di uomini morivano al fronte, un’altra tragedia si consumava lontano dalle trincee: migliaia di bambini italiani rimanevano orfani, senza più padri, senza più sostegno economico e, in molti casi, senza una casa.
Che fine fecero questi bambini orfani della Prima Guerra mondiale? Lo Stato si occupò di loro o furono abbandonati alla miseria? E come vissero l’Italia del dopoguerra, segnata da povertà e instabilità politica?
Il dramma degli orfani di guerra
Tra il 1915 e il 1918, l’Italia perse circa 650.000 soldati, lasciando dietro di sé decine di migliaia di bambini senza genitori.
Chi erano gli orfani di guerra?
- Figli di soldati Caduti al fronte.
- Bambini le cui madri morirono per malattie o stenti.
- Ragazzi i cui genitori erano dispersi o prigionieri di guerra e non tornarono mai più.
Conseguenze devastanti
- Molti furono costretti a lavorare fin da piccoli per sopravvivere.
- Alcuni vennero affidati a istituti religiosi o ospizi, spesso con condizioni di vita durissime.
- Altri finirono per strada, diventando facili prede della criminalità o dello sfruttamento.
Gli orfanotrofi e le “Case del Soldato”
Per gestire il crescente numero di orfani, il governo e la Chiesa crearono strutture di accoglienza in tutta Italia.
I principali orfanotrofi di guerra
- L’Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell’Infanzia (ONPMI) – Istituita però solo nel 1925, cercò di prendersi cura di migliaia di bambini.
- Orfanotrofi gestiti da ordini religiosi, come le suore della Carità e i salesiani.
- Le “Case del Soldato”, che avrebbero dovuto offrire assistenza ai figli dei Caduti, ma spesso erano sovraffollate e prive di risorse.
Condizioni di vita negli istituti
- Cibo scarso e strutture fatiscenti.
- Disciplina rigidissima, con punizioni corporali frequenti.
- Bambini privati di ogni affetto, costretti a crescere in ambienti freddi e impersonali.
Bambini al lavoro: quando l’infanzia finiva troppo presto
Molti orfani non ebbero il “privilegio” di finire in un orfanotrofio, ma furono costretti a lavorare fin dalla più tenera età.
I lavori più comuni per gli orfani di guerra
- Apprendisti nelle botteghe – Fabbri, falegnami, sarti.
- Operai nelle fabbriche – Specialmente nelle città del Nord, dove i bambini venivano impiegati in condizioni disumane.
- Braccianti agricoli – Nei campi, lavoravano al posto dei padri caduti in guerra.
Sfruttamento e abusi
- Molti bambini vennero sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli, lavorando 10-12 ore al giorno per pochi centesimi.
- Le bambine orfane spesso finivano come domestiche, in condizioni di semi-schiavitù.
L’indifferenza dello Stato e la lenta ricostruzione
Dopo la guerra, l’Italia dovette affrontare una crisi economica spaventosa, e gli orfani non furono una priorità per il governo.
Aiuti insufficienti
- Solo pochi orfani ricevettero pensioni di guerra, e quelle che vennero erogate erano misere.
- Le istituzioni si basavano soprattutto sulla carità privata, senza un vero piano statale.
Quando qualcosa iniziò a cambiare
- Solo negli anni ‘20 e ‘30 vennero varati piani di sostegno più concreti per gli orfani, ma molti di loro erano ormai adulti e avevano vissuto un’infanzia perduta.
Gli orfani della Grande Guerra e l’ascesa del fascismo
Molti orfani di guerra trovarono una nuova identità nel movimento fascista, che li usò per la propria propaganda.
Dai ragazzi abbandonati ai giovani miliziani
- Mussolini presentò il fascismo come la Patria adottiva degli orfani di guerra.
- I giovani rimasti senza famiglia vennero coinvolti nelle organizzazioni paramilitari del regime.
L’uso degli orfani come simbolo
- La propaganda fascista celebrava gli orfani come “figli d’Italia” che avrebbero vendicato i loro padri caduti.
- In molti casi, ex bambini cresciuti senza guida trovarono nel fascismo una nuova famiglia, contribuendo al consenso al regime.
La memoria degli orfani di guerra oggi
Oggi, la storia degli orfani della Prima Guerra Mondiale è quasi dimenticata, sepolta sotto i racconti delle battaglie e degli eroi Caduti.
Perché nessuno ne parla?
- La narrazione ufficiale della guerra ha sempre preferito glorificare i soldati piuttosto che raccontare le sofferenze dei sopravvissuti.
- Gli orfani stessi, una volta cresciuti, cercarono di lasciarsi il passato alle spalle, senza trasmettere i loro traumi alle nuove generazioni.
Resti e documenti ancora visibili
- Alcuni documenti sugli orfani di guerra si trovano negli archivi militari e nelle biblioteche storiche.
- In alcune città italiane esistono ancora le vecchie strutture che ospitavano gli orfani, oggi trasformate in scuole o istituti pubblici.
Bambini dimenticati dalla storia
Gli orfani della Grande Guerra non combatterono, non furono eroi, non furono celebrati, eppure vissero sulla loro pelle il peso di un conflitto che tolse loro tutto.
Molti di loro cresceranno in povertà, senza affetto e senza futuro, diventando gli uomini e le donne di un’Italia che avrebbe presto conosciuto un’altra guerra.
Oggi, ricordarli significa dare voce a una generazione silenziosa, che visse la guerra senza mai aver sparato un colpo.