In ogni conflitto, le armi catturate al nemico diventano un’opportunità.
Durante la Prima Guerra Mondiale, l’esercito italiano, spesso carente di equipaggiamento adeguato, fece largo uso delle armi austro-ungariche catturate, riutilizzandole sia in prima linea sia nelle retrovie.
Dai fucili alle mitragliatrici, dai cannoni ai mortai, le prede belliche divennero un’arma in più a disposizione dei soldati italiani, spesso con effetti decisivi in battaglia. Ma quali erano queste armi? E come furono impiegate dall’Italia?
Il concetto di preda bellica: armi nemiche nelle mani del Regio Esercito
Durante la guerra, le armi catturate all’avversario venivano inventariate, riadattate e riutilizzate, spesso per sopperire alle carenze di produzione nazionale.
Come venivano recuperate le armi nemiche?
- Dopo un assalto riuscito, i reparti italiani raccoglievano armi abbandonate dai soldati austro-ungarici in fuga o uccisi.
- Negli scontri ravvicinati nelle trincee, i soldati italiani usavano direttamente le armi strappate al nemico.
- Durante le grandi offensive, magazzini e depositi venivano conquistati, fornendo interi arsenali all’esercito italiano.
Destinazione delle prede belliche
- Alcune armi venivano riassegnate ai reparti italiani, specialmente mitragliatrici e cannoni.
- Le armi leggere erano spesso utilizzate dai reparti d’assalto e dalla Milizia Territoriale.
- Le munizioni catturate venivano riciclate e usate fino all’esaurimento delle scorte.
I fucili Austro-Ungarici imbracciati dai fanti italiani
L’arma più diffusa tra le truppe austro-ungariche era il Mannlicher M95, un fucile a otturatore scorrevole che si differenziava nettamente dai fucili italiani Carcano.
Mannlicher M95
- Calibro: 8×50mmR Mannlicher.
- Caricatore: 5 colpi in lastrina.
- Punti di forza: cadenza di fuoco più elevata rispetto al Carcano Mod. 91.
- Punti deboli: munizioni non compatibili con quelle italiane.
Uso italiano del M95
- I reparti italiani lo usavano quando trovavano scorte sufficienti di munizioni nemiche.
- Venne distribuito ai reparti di retrovia e alle unità di seconda linea, dove la scarsità di Carcano era più sentita.
- Alcuni Arditi preferivano il M95 per la sua rapidità di fuoco negli scontri ravvicinati.
Le mitragliatrici Austro-Ungariche: il vantaggio del nemico
Uno dei maggiori problemi dell’esercito italiano fu la carenza di mitragliatrici. Per questo motivo, molte mitragliatrici austro-ungariche catturate furono riutilizzate in prima linea.
Schwarzlose M07/12
- Mitragliatrice pesante, calibro 8×50mmR.
- Raffreddamento ad acqua, cadenza di fuoco di 400-500 colpi al minuto.
- Era più leggera della Fiat-Revelli italiana e più affidabile in condizioni di fango e freddo.
Uso italiano della Schwarzlose
- Veniva recuperata dopo gli attacchi riusciti e riassegnata ai reparti di mitraglieri italiani.
- I reparti d’assalto italiani impararono a usarla per fornire fuoco di copertura rapido.
- Era impiegata nelle postazioni difensive lungo il Piave e sull’Altopiano di Asiago.
I cannoni Austro-Ungarici: il fuoco dell’artiglieria catturata
L’artiglieria austro-ungarica era di altissimo livello e, quando veniva catturata, rappresentava un’arma preziosa per l’esercito italiano.
Cannone da montagna Skoda 75mm M15
- Artiglieria leggera e maneggevole, ideale per le montagne.
- Cadenza di fuoco rapida e facile da spostare.
- Ampiamente catturato e riutilizzato dagli italiani nel Trentino e sulle Dolomiti.
Obice Skoda 10 cm M14
- Usato per bombardamenti su trincee e postazioni nemiche.
- Alcuni pezzi catturati furono usati nelle offensive del 1918 sul Piave.
Riutilizzo dell’artiglieria catturata
- I pezzi catturati venivano modificati per usare proiettili italiani o riutilizzati con munizioni austro-ungariche.
- Alcuni cannoni furono trasportati sulle linee ferroviarie militari e impiegati su tutto il fronte.
Mortai e bombe a mano: le armi della guerra di trincea
Gli italiani trovarono nelle prede belliche un’ottima fonte di rifornimento per armi di corto raggio, fondamentali nella guerra di trincea.
Granate a mano Stielhandgranate
- Il famoso “bastone esplosivo” tedesco, spesso usato dagli austriaci.
- Catturato e utilizzato dagli italiani, che lo preferivano alle proprie granate S.I.P.E. per gittata e potenza.
Minenwerfer (lanciatori di mine)
- Mortai da trincea che lanciavano proiettili esplosivi ad alta capacità distruttiva.
- Catturati durante le offensive e usati per bombardare le linee austro-ungariche.
L’ultima vendetta: le armi catturate nel 1918
Dopo la vittoria italiana a Vittorio Veneto (ottobre-novembre 1918), enormi quantità di armi austro-ungariche finirono nelle mani italiane.
Depredazione degli arsenali nemici
- Migliaia di fucili M95 furono immagazzinati e usati successivamente da truppe coloniali italiane.
- Le mitragliatrici Schwarzlose furono mantenute in servizio fino agli anni ’30. Su di loro circolò anche una terribile leggenda.
- I cannoni Skoda furono impiegati nella guerra d’Etiopia e nella Seconda Guerra Mondiale.
Il Nemico armò il vincitore
Le prede belliche furono un elemento chiave della guerra, aiutando l’esercito italiano a colmare le sue lacune e garantire un vantaggio nei momenti critici.
Furono usate in battaglia, nelle difese e nelle retrovie, spesso in modo decisivo.
Dimostrarono che in guerra, ogni risorsa può diventare un’arma, anche se proveniente dal nemico.
Alcune di queste armi continuarono a combattere ben oltre la fine della Prima Guerra Mondiale.
Ancora oggi, nei musei e nei campi di battaglia, le armi catturate raccontano una storia di guerra, adattamento e ingegno militare.