Se c’è un nome legato alla riscossa italiana nella Prima Guerra Mondiale, è quello di Armando Diaz, il generale della Vittoria.
Dopo la catastrofe di Caporetto, quando l’esercito italiano sembrava sull’orlo del collasso, fu lui a prendere il comando dopo Luigi Cadorna e a trasformare una massa sbandata in una forza capace di resistere e vincere.
Ma chi era davvero Diaz? E come riuscì in pochi mesi a ribaltare le sorti della guerra?
Chi era Armando Diaz?
Nato a Napoli nel 1861, Armando Diaz era un ufficiale di carriera che non cercava la gloria personale, ma lavorava nell’ombra con disciplina e metodo.
Combatté nelle guerre coloniali, distinguendosi per capacità organizzative.
Durante la Grande Guerra, fu tra gli alti ufficiali dell’esercito italiano, ma non era tra i favoriti di Cadorna.
Dopo Caporetto, quando il Paese aveva bisogno di un nuovo leader militare, fu scelto come Capo di Stato Maggiore per sostituire Cadorna.
Era un uomo pragmatico, realista e meno autoritario del suo predecessore.
L’eredità di Cadorna: un esercito allo sbando
Quando Diaz prese il comando nel novembre 1917, la situazione era drammatica:
le truppe erano demoralizzate, dopo mesi di sconfitte e condizioni di vita disumane.
La disciplina era stata imposta con il terrore, con punizioni brutali come la decimazione.
Il fronte era arretrato fino al Piave, e il nemico sembrava pronta a sferrare l’attacco finale.
Per salvare l’Italia, Diaz doveva ricostruire tutto, dalla strategia al morale dei soldati.
Le riforme di Diaz: perché funzionarono dove Cadorna fallì
Il successo di Diaz non fu immediato, ma derivò da una serie di scelte intelligenti:
cambiò radicalmente il rapporto con i soldati – Fine delle punizioni arbitrarie e migliori condizioni di vita per le truppe.
Adottò una strategia difensiva intelligente – Invece di mandare i soldati a morire in assalti inutili, rafforzò le difese sul Piave.
Migliorò la collaborazione con gli alleati – Accettò l’aiuto militare di Francia e Inghilterra, cosa che Cadorna aveva sempre rifiutato.
Queste scelte resero l’esercito più forte, più motivato e pronto per la riscossa.
La vittoria: il trionfo di Vittorio Veneto
Il vero banco di prova per Diaz arrivò nell’ottobre 1918, quando l’Italia lanciò l’offensiva finale contro l’esercito Austro-Ungarico.
Battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre – 4 novembre 1918) – Le truppe italiane sfondarono le linee nemiche, forzando la resa dell’Austria.
4 novembre 1918: l’Italia vinse la guerra e completò l’unificazione con l’annessione del Trentino e della Venezia Giulia.
Diaz divenne il Generale della vittoria, l’eroe che aveva ribaltato le sorti del conflitto.
Dopo la guerra: Diaz tra gloria e politica
Dopo la guerra, Diaz ricevette titoli e onorificenze, tra cui il titolo di Duca della Vittoria.
Divenne Ministro della Guerra negli anni ‘20.
Fu coinvolto, anche se marginalmente, nel regime fascista.
Morì nel 1928, lasciando un’eredità di uomo prudente e vincente, in netto contrasto con il fallimentare Cadorna.
Cadorna o Diaz: chi ha segnato di più la guerra?
Se hai opinioni su questo confronto storico, scrivile nei commenti. Perché la guerra non si vinse solo con le armi, ma con le scelte di chi sapeva comandare.