Affrontare giorni e notti senza riposo, sopportare il terrore delle bombe, restare svegli sotto il fuoco nemico: la Prima Guerra Mondiale spingeva il corpo umano al limite della sopportazione. Per resistere alla fatica estrema, ai traumi e allo stress, molti soldati ricorrevano a sostanze stimolanti.
Caffè e alcol non bastavano: anfetamine, morfina, cocaina ed etere diventarono strumenti di guerra tanto quanto i fucili. L’uso di droghe fu tollerato, incoraggiato e in alcuni casi persino distribuito dagli alti comandi per migliorare le prestazioni dei soldati e mantenere l’ordine tra le truppe.
Quanto era diffuso il fenomeno delle droghe nella Prima Guerra Mondiale? E quali furono le sue conseguenze?
Le droghe utilizzate dai soldati durante la Prima Guerra Mondiale
Durante la Grande Guerra, i soldati avevano accesso a diverse sostanze, alcune legali e altre di contrabbando.
Morfina – Usata per alleviare il dolore dei feriti, ma anche assunta dai soldati sani per placare ansia e paura.
Cocaina – Assunta in polvere o sotto forma di compresse per rimanere vigili e combattere la stanchezza.
Etere – Inalato o bevuto, aveva effetti euforici e anestetizzanti.
Alcol – Il vino veniva distribuito come parte delle razioni giornaliere, ma spesso veniva sostituito con grappa o distillati più forti.
Il ruolo dell’esercito: tolleranza e distribuzione
L’Alto Comando italiano non ostacolò mai seriamente l’uso di sostanze, anzi, in alcuni casi ne favorì la diffusione.
Stimolanti nei kit medici
- Ogni kit medico da campo conteneva morfina e derivati dell’oppio, usati per trattare i feriti, ma spesso diventati una dipendenza per i soldati.
- Alcuni reparti ricevevano pillole di anfetamine per combattere la fatica nei combattimenti più lunghi.
Controllo delle emozioni con l’alcol
- Per mantenere alto il morale, ai soldati veniva distribuito vino o grappa prima degli assalti.
- Gli ufficiali incoraggiavano il consumo di alcol per ridurre la paura prima degli attacchi suicidi.
Gli effetti sulle truppe: coraggio o distruzione?
L’uso di droghe e alcol aveva effetti devastanti sui soldati, sia nel breve che nel lungo periodo.
Vantaggi apparenti
- Maggiore resistenza alla fatica e alla fame.
- Minor percezione del dolore nelle lunghe marce e nei combattimenti.
- Maggiore aggressività e riduzione della paura.
Effetti negativi
- Dipendenza rapida, con soldati che non riuscivano più a combattere senza morfina o alcol.
- Allucinazioni e paranoia, che portavano a errori fatali in battaglia.
- Crisi di astinenza, che rendevano i soldati più vulnerabili al trauma e al panico.
Il mercato nero della droga tra le trincee
Oltre alle sostanze distribuite dall’esercito, esisteva un mercato nero delle droghe, gestito da soldati e contrabbandieri.
Traffico di morfina e cocaina
- Alcuni soldati rubavano scorte di morfina dagli ospedali da campo, vendendole ai commilitoni.
- La cocaina arrivava tramite farmacie civili e infermieri corrotti, che la rivendevano a prezzi esorbitanti.
La droga nelle retrovie
- Nei villaggi vicini al fronte, civili e prostitute vendevano alcol e droghe ai soldati in licenza.
- Alcuni ufficiali chiudevano un occhio perché sapevano che i soldati avevano bisogno di un “aiuto” per sopportare la guerra.
Il dopoguerra: la dipendenza come eredità della guerra
Molti reduci della Prima Guerra Mondiale tornarono a casa con gravi dipendenze da droghe e alcol.
Soldati morfinomani
- La morfina, inizialmente usata per le ferite, divenne una piaga tra i reduci, che continuarono a usarla per sfuggire ai traumi del conflitto.
L’indifferenza dello Stato
- Dopo la guerra, il governo ignorò il problema, considerandolo un segno di debolezza dei soldati.
- Molti ex combattenti finirono emarginati e abbandonati alla loro dipendenza.
La guerra come laboratorio della dipendenza
L’uso di droghe nella Prima Guerra Mondiale fu uno strumento di sopravvivenza, ma ebbe conseguenze devastanti per i soldati.
Oggi si parla poco di questo aspetto della Grande Guerra, ma la sua eredità fu una generazione di reduci segnati dalla dipendenza e dal trauma.